Eros e Psiche
-Terzo tempo-
Chiedo scusa per la frammentazione del racconto e per la lentezza di aggiornamento del blog...
Ingrati! Io sto lavorando per voi! Voci di corridoio dicono che a breve l'aspetto di questo blog cambierà radicalmente (ci si aspetta in meglio) dato che la proprietaria si è finalmente messa a studiare un po' di XHTML e ci sono lavori in corso che non promettono male...Vedremo..
Nel frattempo torniamo a Psiche, che abbiamo lasciato a letto ad aspettare il marito, con una torcia a olio e un coltellaccio (Miracle blade?) nascosti sotto un catino rovesciato. All'arrivo di lui, malgrado lo spavento che ancora le sbiancava la faccia, finse che tutto fosse normale, ma quando il marito finalmente si addormentò, sollevò lentamente il catino, estrasse la torcia e...
E rimase letteralmente di sasso: ciò che si trovava davanti non era un mostro, bensì Eros, il dio dell'amore in persona. Incredula e rapita dala sua bellezza, Psiche non riusciva a spegnere la torcia e mettersi l'animo in pace: prima frugò tra le cose del dio, pungendosi con una freccia (e innamorandosi irreparabilmente di lui), poi continuò a contemplarlo, da vicino..sempre più da vicino...Fino a quando l'olio bollente della torcia non cadde sul suo sposo, ustionandolo e svegliandolo. Chi si aspetta che Eros sia rimasto lì è un povero illuso. Vedendo tradita la fiducia che aveva riposto nella sua sposa, scappò via, dopo averle confessato di aver contravvenuto agli ordini della madre, che la volevano sposa di un avanzo di galera. A quel punto Psiche cercò di suicidarsi, completamente persa nel suo amore e disperata per l'abbandono si gettò in un fiume. Fiume che, per la paura di fare un torto a Eros uccidendo la sua sposa, la risputò fuori. Non c'era modo, per Psiche, di togliersi la vita, perchè tutti temevano le vendette del dio dell'Amore. Così cercò l'aiuto delle due dee più potenti, Cerere e Giunone, senza però trovarlo per la paura che queste avevano di Venere. Povera Psiche, proprio una gran sfiga. L'unica soddisfazione era quella di farla pagare alle
sorelle, piano che non fu difficile da imbastire: prima dall'una e poi dall'altra, andò a raccontare l'accaduto aggiungendo alla fine che Eros, per punire il suo comportamento, aveva deciso di sposare sua sorella per darle lo smacco più grande possibile. Entrambe, impazienti di godere anche loro delle notti che Eros offriva e di tutte le sue ricchezze, finirono per spiaccicarsi al suolo buttandosi dalla rupe. E non che ci dispiaccia tanto.
Psiche, compiuta la sua vendetta, non trova altra soluzione che andarsi a costituire da Venere. La quale non aveva smaltito neanche un po' del rancore che nutriva per lei, anzi: la notizia del tradimento del figlio e delle ustioni che aveva rimediato l'avevano mandata fuori di senno, tanto da spingerla a sottoporre Psiche a diverse prove per umiliarla.
E forse forse quì essere la moglie di Eros un po' conviene: tutti cercavano di aiutarla per ingraziarsi il dio: le formiche la aiutarono a dividere un enorme mucchio di semi diversi, la canna la aiutò (...) a raccogliere la lana dorata di pecore feroci (...!), l'aquila attinse per lei una brocca d'acqua alla fonte dello Stige. Infine una torre (...) le diede dei preziosi consigli per riuscire a discendere negli inferi e poter tornare, dato che Venere le aveva ordinato di andare a chiedere a Proserpina un po' della sua bellezza. E a fregare Psiche, in effetti, non fu nè Cerbero nè Caronte, nè Ade stesso: fu la sua curiosità. Come una novella Pandora non resistette alla tentazione di aprire lo scrigno che custodiva la bellezza, dal quale non uscì nient'altro che un sonno mortale.
Nel frattempo Eros, tenuto prigioniero dalla madre, non riusciva più a resistere: le ferite erano guarite e, essendosi punto anche lui con le sue frecce, non poteva più resistere lontano da Psiche. Riuscì a liberarsi e prima andò ad aiutare la sua amata a risvegliarsi e rimettere il sonno dentro la cassetta, poi andò a supplicare Giove di porre fine a questo delirio e permettergli di sposarsi con Psiche. A Giove non sembrò vero! Vedere finalmente accasato Eros significava porre fine a tutte le sue scorribande amorose, nonchè ai dispetti che era solito fare agli altri dei, nessuno escluso.
Fu così che Giove acconsentì alle nozze e, anzi, fece bere l'ambrosia a Psiche per renderla immortale, e superare così l'opposizione di Venere.
Se ora vi state chiedendo perchè ho sprecato tanto tempo e tanto spazio per raccontare questa storia, vi dico che ho due buoni motivi: il primo è che è bella. E un bella storia fa sempre bene. Il secondo è che mi serve sempre per ricordarmi che delle volte le persone si riconoscono al buio, che non sempre gli altri vedono meglio, e che se Psiche non avesse dubitato di suo marito non avrebbe sofferto tanto ma non avrebbe ottenuto il matrimonio ufficiale. E che se Eros non fosse stato realmente innamorato di lei, sarebbe finita a dividere semi con le formiche per tutta la vita.
...Dove lo metto l'orzo?