Favola di Amore e Psiche #2
Eros e Psiche
-Secondo tempo-
Dove eravamo rimasti? Ah, si... Psiche arriva al castello del suo futuro sposo...
Paura, eh?
Beh, non ce n'è motivo, dato che Psiche si ritrovò nella dimora più sfarzosa che avesse mai visto. E non solo i pavimenti erano tempestati di diamanti e le pareti d'oro, ma mentre si chiedeva stupita chi potesse essere il padrone di una casa così ricca, delle voci iniziarono a chiamarla e a guidarla. Ancelle invisibili le fecero fare il bagno e le servirono una cena succulenta, cercarono di intrattenerla e cantarono per lei. Ma Psiche piangeva ed era inconsolabile, la paura del suo futuro sposo non le permetteva di apprezzare niente. Quando poi scese la notte, si rannicchiò nel letto e lo aspettò tremando fino al suo arrivo.
Ma quando arrivò, Psiche si rese conto che questo marito mica era tanto male!
Non riuscì a vederlo, perchè scappò prima che sorgesse il sole, ma c'era nel suo modo di fare una dolcezza così profonda e una passione così vibrante che, diciamocela tutta, all'alba la cara Psiche era stanca ma per niente scontenta!
Così trascorse il tempo da quel giorno: dall'alba al tramonto Psiche si intratteneva come una schizofrenica con le ancelle invisibili che la viziavano in tutti i modi, la notte gioiva della presenza del marito. E chi stava meglio di lei? Solo all'inizio le aveva sfiorato il dubbio del perchè suo marito non si facesse vedere alla luce, ma lui la avvertì che mai e poi mai avrebbe potuto vedere il suo volto, o sarebbe stata la rovina di entrambi.
Io uno così lo sbatto fuori di casa, ma sono altri tempi, altri background e io non sono la donna più bella della Terra; in realtà Psiche non faticò ad accettare questo compromesso: le notti erano sue, e ciò le bastava, non aveva bisogno di vedere il marito, le bastava accarezzare la sua pelle e farsi cullare dalle sue parole così suadenti e passionali.
Un giorno, però, lui disse di doverle parlare. E tutti sappiamo che un "Ti devo parlare" ha lo stesso suono di una miccia che si stacca dalla bomba: le sue sorelle la stavano cercando. In effetti la famiglia di Psiche non aveva mai più avuto sue notizie -lei non poteva andar via dal castello-, e si disperava non poco al pensiero di ciò che poteva esserle accaduto. "Ma -la ammonì il marito- quando le tue sorelle verranno a cercarti e sentirai le loro voci, non dovrai neanche rispondergli: se lo farai inizierà un'incredibile serie di sfortune per noi". Psiche sapeva in cuor suo che il gioco valeva la candela, così obbedì pur di non perdere la fiducia del marito.
E poi giù a piangere tutta la notte!
Come siamo subdole noi donne! Il maritino, innamorato com'era, non riuscì a negarle una visita delle sorelle di fronte a quel pianto, e le intimò solo di non parlare di lui, nè del fatto che non l'aveva mai visto.
Le sorelle arrivarono, furono abbracciate, ricevute, rifocillate e liquidate con una buona dose di menzogne e regalini, e Psiche si sentì molto rincuorata.
Le sorelle no: rose dall'invidia per tutte le ricchezze e i lussi che avevano visto, già si allontanavano col veleno nel sangue. E tornarono, diamine se tornarono! Trovando Psiche incinta, la loro invidia crebbe ancora di più, e il fatto che la poco scaltra ragazza raccontasse del marito una storia diversa da quella già conosciuta, non fece che insospettirle ulteriormente, portandole alla conclusione che Psiche era andata in sposa a un dio e non voleva ammetterlo.
Dopo essere andate via tramarono una notte intera per rovinare la sorella, e il giorno dopo si scaraventarono giù per la rupe e raccontarono alla povera sposina che suo marito era, in realtà, un mostro simile a un serpente, che avrebbe mangiato lei e suo figlio una volta che avesse partorito. Le suggerirono anche come uscire da questo impiccio: le procurarono una torcia a olio e un coltello da nascondere vicino al letto per ucciderlo nel sonno...
Inutile dire che furono convincenti e che Psiche, terrorizzata, dimenticò in un attimo tutte le promesse fatte al marito e tutte le notti d'amore trascorse con lui, ma cosa avvenne dopo ve lo racconterò domani!
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