martedì 5 giugno 2007

Favola di Amore e Psiche #2

Eros e Psiche
-Primo tempo-


I cultori dell'argomento mi odieranno per il racconto poco ortodosso, ma purtroppo la contemporaneità (oltre a mischiare gli stili come Carlocò ben sa...) fa questo e altro.
Veniamo a noi.
Si narra che in una cittadina della Grecia vivessero un re e una regina con le loro tre splendide figlie: la bellezza delle prime due era indiscutibile, ma la terza, Psiche, era una creatura così straordinaria che nessuno trovava le parole per descriverla. La fama della sua bellezza si sparse per le città vicine, e tutti accorrevano per ammirare quella che sembrava essere una dea in terra (come se nell'antica Grecia fosse cosa strana...sembra che ci fossero più dei che persone...).
Man mano che la notizia si diffondeva tra le città, la gente iniziava a dire che Psiche era la rappresentazione umana di Venere, e cominciava a idolatrarla come se della dea si trattasse, smettendo di venerare la vera divinità.
Non vi dico quanto si incazzò Venere. Purtroppo la bellezza non è mai sicura di sè, e fugge dalla competizione per mascerare le proprie insicurezze, e così Venere decise di disfarsi il prima possibile di questa piccola impudente che andava in giro spacciandosi per lei (ricordiamoci che travisare è tipico femminile...). Chiamò suo figlio Eros e gli ordinò di far innamorare Psiche di un avanzo di galera. Possibilmente un cesso, e magari anche odiato da tutti.
Nel frattempo non è che Psiche se la passasse tanto bene. Diciamo che tutta 'sta gente che la venerava non è che le servisse a un gran chè, anzi: la giovane Psiche non solo era bella, ma non era neanche scema e si rendeva conto che tutta quell'attenzione puntata su di lei le avrebbe procurato invidie molto pericolose. E, inoltre, non se la filava nessuno: lei era troppo perfetta. Le sue sorelle erano già sposate e felici, mentre la sua perfezione spaventava e intimoriva a tal punto che nessuno aveva il coraggio di farsi avanti con lei. E così passava il tempo, e lei era sempre chiusa in casa coi genitori ad aspettare chissà cosa, come un neolaureato di oggi. E come i genitori di un neolaureato, i suoi iniziarono a preoccuparsi, a chiedersi quando Psiche si sarebbe sposata e se ne fosse andata a vivere con suo marito. Così andarono a chiedere a un'oracolo, e mica a un'oracolo qualsiasi: andarono a parlare con l'oracolo di Apollo, il più affidabile del tempo. Niente buone notizie: la ragazza andava vestita a lutto e portata su una rupe, perchè lo sposo che il futuro aveva in serbo per lei era un mostro, uno sconquassatore che persino Giove e Ade temevano. Oh, cavolo. E ora che si fa? Niente, la cara e assennata Psiche, che già da un po' si aspettava qualche scherzetto simile, non oppose resistenza. Magari era meglio non andarci dall'oracolo, visto che la rupe ce la mettevano sempre in mezzo in qualche modo, ma ormai il danno era fatto e non restava che assoggettarsi alla predizione.
Un lacrimoso corteo capitanato dai genitori urlanti la scortò fino al posto stabilito, e lì la abbandonò, con fiaccole accese e solitudine, come la fine di tutte le feste. Dopo che la ebbero lasciata sola, Psiche si sentì sollevare, e non psicologicamente, anzi, piangeva più di prima: era Zefiro che facendole fluttuare le vesti funebri la sollevava da terra per portarla in volo fino al palazzo del suo sposo.

Ora scusate ma ho sonno, la seconda parte a domani!

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