giovedì 26 aprile 2007

Accadeva un anno fa...

Accadeva un anno fa di essere in Galizia, di pensare alla mia vita quì come a qualcosa di indicibilmente lontano e effimero... E accade oggi di rileggere vecchie e-mail (o diarioemozionale, come lo definì qualcuno...) che mandavo a mò di newsletter, e mi è venuta voglia di trascriverne un pezzo quì, il mio primo faccia a faccia spagnolo con qualcosa che mi ha cambiata... E che ora sembra indicibilmente lontano e effimero...

"Tra due ore lascerò Vigo.
Che posto strano, stare quì questi due giorni è stato davvero particolarissimo: ho già sbrigato tutta la burocrazia, o quasi; con la lingua mi sto trovando abbastanza bene, è come se lo spagnolo affiorasse da un angolo recondito della mia testa. La città stessa è particolarissima, non riesco ancora a capire se è trasandata, povera, ricca, accogliente o ostica. Gli stabili e i palazzi sono in evidente stato di decadimento, le strade o sono curatissime o sono viuzze sterrate scomode e fangose. L'università è in un campus a Culolandia a circa 16 km dalla città. E' piena di sculture, laghetti, parchi, è immensa, un vero e proprio paese, ma sembra un paese fantasma, perchè collocato in cima a una collina con una vista incredibile sulla Ria de Vigo, dove la nebbia si ammucchia sonnolenta e rotolante. Tutto è costruito con materiali di colori tristi, grigi, marroni o metallici, eppure nei giardini dell'Università non è strano vedere buchi scavati dalle talpe, cavalli semiselvaggi che si abbeverano ai laghetti e, nelle giornate migliori, un pastore che porta il bestiame in giro per i parchi... Sembra tutto folle...Il sole sorge tardissimo, all'incirca verso le 8 del mattino, per cui le giornate sembrano incredibilmente lunghe, e le notti anche. All'improvviso mi son trovata ad andare a letto col buio e svegliarmi col sole non ancora alto nel cielo, e questo basta a shockarmi! La gente è cortese e solare come nel resto della Spagna, il tempo uggioso non intacca il loro spirito cordiale e allegro, e ovunque cercano tutti di aiutarmi e darmi sostegno. Ho anche conosciuto alcuni erasmus che si sono prodigati per aiutarmi a fare qualunque cosa, anche attraversare la strada... Delle volte un po' esasperante... Non essendo venuta quì per fare la principessina servita e riverita, ieri pur di non avere nessuno intorno ho preso da sola il bus per tornare dall'Università all'albergo. Arrivata in rùa de Garcia Barbon anzichè scendere ho deciso di fare un viaggio turistico in bus... dopo 40 minuti e mille paesini diroccati ho iniziato a pensare che non fosse poi una grande idea. Quando, in un viale, l'autista è sceso a fumarsi una sigaretta e mi ha detto che quel bus non sarebbe ripassato per la città, ho avuto il sentore che come idea fosse più che altro pessima. Ho deciso di scendere e tentare con un altro bus. Mi son girata e dietro di me c'era l'Oceano. Non il mare, l'Oceano. Son rimasta senza parole, ho dimenticato bus, circolari e qualunque altra cosa e sono andata in spiaggia. Una spiaggia lunga almeno quattro km, bianca, perennemente scavata da onde alte due metri e annebbiata dalla spuma. Senza parole, la prima volta che mi trovo faccia a faccia con l'Oceano, per quanto ci abbia fantasticato sopra, riesce a stupirmi, riesce a rapire la mia attenzione e farmi dimenticare ansie, stress, faccende da sbrigare... Tutto. Senza parole, perchè la sensazione che si prova non riesco a descriverla, in quel momento mi è venuto solo da pensare a mio padre, a quanto avrebbe voluto essere al mio posto. Non ho pianto, al contrario, ho riso, da sola. Scoppiavo di felicità a pensare a quanto la mia vita sia fantastica e piena di esperienze che forse alcuni non faranno mai. Ho preso un bus e sono tornata in città, ho guardato meglio tra i palazzi diroccati del centro, e mi son resa conto che ogni tanto tra essi è possibile vedere le onde dell'Oceano e i gabbiani che ricamano di bianco il suo azzurro cangiante, e ho capito tante cose sulla gente di quì. Come me hanno bisogno di vedere il mare, di ricordarsi chi sono, e li ho apprezzati tanto."

2 commenti:

Talking Head ha detto...

dolce Pinni.Sai come sono fatta.E principalmente lo sai perchè ci somigliamo.Abbiamo da un anno i contatti messanger eppure attendo il tuo blog, il pulviscolo che sollevi, per ristabilire un contatto.sarà strano, machecazzo, è così. senza troppi perchè.
tardo un pò a pensarti lontana da via gennargentu, dar midigo scientifico di via messina, poi da pisa e pesaro. Mi riesce difficile pensarti insomma in un luogo reale che risieda al di là dei miei pensieri, delle mie foto. Forse il tuo indirizzo messanger mi limito a vederlo in linea e a scrutarne i messaggi, senza fare altro, perchè mi intimorisce il pensiero di non riuscire a ritrovare oggi l'intimità, la passione e l'affetto indicibile provati tanto a lungo.
perciò ti ringrazio per questo blog. perchè mi permette di riavvicinarmi a te, alla tua storia, a ciò che sei oggi, in maniera più dolce, forse meno traumatica, e assolutamente emozionante.
un forte abbraccio, g.

Carlita ha detto...

Sai, capisco bene quanto sia forte la paura che le persone a cui hai voluto così bene siano cambiate dagli eventi e non con gli eventi, ma stai pur certa che non è così, che quel pulviscolo pomeridiano che tanto rincorro è lo stesso che mi incantavo a guardare mentre studiavamo Schopenhauer in quel famoso maggio di chiaccherate, rose rosse (Ah...la Concu!) e incertezza. Ed è confortante pensare che delle vite così distanti siano, alla fine, così simili. Rileggimi, e scoprirai che sono sempre io!